sabato 18 aprile 2009

Cristos a inviat! - Pasqua romena

"E-n somn de salcii un vis de rastignire
E plans de miei si plaiuri cu verdeata
Hristos sa va aduca lumina
In noaptea renuntarii la moarte pentru viata"


"Cristos a inviat" - "Adevarat c-a inviat!" / "Cristo è risorto!" - "E' vero che è risorto!" è il saluto romeno che ci si scambia dal primo giorno di Pasqua fino all’Ascensione, è un’espressione di giubilo.

Per i greco-cattolici e ortodossi è la notte di Pasqua, la data è diversa,
da quella cattolica perché la chiesa ortodossa per i suoi conti utilizza il calendario giuliano (il vecchio calendario di Giulio Cesare), anziché quello gregoriano. Capita, di tanto in tanto, che coincidano: è successo nel 2004, 2007. (per il calcolo vedi qui)

Anche in Romania si sono sovrapposti antichi riti pagani alle celebrazioni religiose. Con l’avvicinarsi della Pasqua finiscono le feste popolari invernali ed iniziano quelle di primavera.
Il Giovedì Santo è per i rumeni il giorno dei morti ed è chiamato il "gioia mare" (in italiano "giovedì grande").
In questo giorno si portano in chiesa dolci fatti con farina o con grano bollito ricoperto di zucchero e noci, del vino e della frutta, che sono offerti in memoria dei morti e distribuiti ai vecchi e ai poveri.
Il Venerdì Santo si pone davanti alla Croce un tavolo molto alto, in modo che vi si possa passare sotto. Sul tavolo si mette l’epitaffio, un pezzo di stoffa che porta ricamato o dipinto il seppellimento di Cristo, e i fedeli, recandosi in chiesa, portano fiori al Cristo e ai loro morti, passando per tre volte sotto il tavolo sul quale è sistemato l’epitaffio.
A sera si svolge il canto Prohod, una cerimonia affascinante alla quale partecipa tutto il villaggio, diviso in gruppi seguendo il cammino della Croce. Qualcosa che rassomiglia alla nostra Via Crucis. Al sabato mattina donne e bambini fanno la Comunione, mentre gli uomini intervengono alla messa di mezzanotte portando in chiesa un gallo bianco e uova colorate.
La cerimonia si conclude con una processione intorno alla chiesa, con le candele accese.

(qui)
le candele accese, notte di Pasqua a Baia Mare, 2006

foto presa dal net

Le uova rosse” non mancano mai dalle tavole e su quest’argomento sono fiorite molte leggende: Si dice che le pietre che hanno colpito Gesù, durante la flagellazione, si siano trasformate in uova rosse e che anche le uova portate da Maria al Figlio morente si siano colorate di rosso. Un’altra leggenda racconta che, mentre i Farisei festeggiavano la morte del Cristo, dicevano con scherno: “ quando questo gallo di cui ci nutriamo riprenderà a volare, e le uova sul nostro desco diventeranno rosse, allora risusciterà Gesù”.Finite queste parole, le uova diventarono rosse e il gallo comincio a svolazzare. L’uovo, per noi, è simbolo di rigenerazione e di purificazione. La tradizione popolare attribuisce alle uova rosse poteri taumaturgici: i bambini, nel giorno di Pasqua, si lavano il viso con acqua, nella quale è stato immerso un uovo tinto di rosso e un soldo d’argento. Il Venerdì Santo è giorno di digiuno assoluto. Si crede che coloro che lo osservano beneficeranno di buona salute e di fortuna per tutto l’anno. Si crede anche, che, nel Venerdì Santo, coloro che si immergeranno tre volte nell’acqua fredda godranno di buona salute. Il Venerdì Santo, se piovoso è di buon augurio per un’annata ricca di raccolto, se di clima asciutto, prevede un anno arido. Nel giorno di Pasqua si indossano abiti nuovi come simbolo di purificazione. Il pranzo riunisce tutta la famiglia e dalla tavola non possono mancare: uova rosse, ricotta di pecora, cipollotti e ravanelli, una torta salata ripiena di interiora di agnello, arrosto di agnello, la pasca. (leggi tutto qui)

Una tradizione romano-cattolica, tedesca poi passata agli ungheresi e romeni (ortodossi e greco-cattolici) che si conserva anche oggi (parlo della Transilvania, dove convivono più religioni, romano-cattolica, greco-cattolica e ortodossa) è quella di "annaffiare" (udatul o 'locsolas' in ungherese) le ragazze e le donne il primo giorno dopo Pasqua, con acqua di sorgente (oggi lo si fa col profumo) come augurio di bellezza, freschezza, salute: " che le donne siano tutto l'anno come la primavera". Richiamo dalla leggenda di 2000 anni fa quando gli ebrei "bagnarono" con l'acqua i discepoli di Gesù che portarono la notizia della sua Risurrezione.
foto presa da un sito ungherese, la tradizione "locsolas"- udatul


Le ragazze si preparano sempre per questo giorno, aspettando gli uomini e i ragazzi (occasione buona anche per i "corteggiatori" che in questo giorno si possono far avanti ;-) con dolci, vino, grappa, bevande varie, uova colorate, torte salate ecc.
Anche nelle città si usa ancora questa tradizione, piacevole e scherzosa allo stesso tempo.



In alcune zone anche i maschi vengono il giorno dopo "annaffiati", con l'acqua dalle donne; solo se fa molto freddo la tradizione viene sospesa :-))

Un'altra tradizione nei paesini questa volta: i ragazzi addobbano degli alberelli che poi di notte li mettono alle porte delle ragazze da sposare.
Le ragazze che sono più desiderate possono trovare decine di rami alle loro porte, e in questo modo si scopre anche chi è la ragazza più desiderata nel paesino.


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