sabato 8 novembre 2008

LE STREGHE

LE STREGHE

La chiesa condannava la superstizione, le dottrine astrologiche, le filosofie ortodosse, ma soprattutto era inflessibile con la stregoneria. La Bolla papale di Innocenzo VIII del 1484 condanna la stregoneria come la peggiore delle eresie. Ecco di seguito un brano della Bolla: "...parecchie persone di entrambi i sessi, dimentiche della loro stessa salvezza e deviando dalla fede cattolica, si sono date ai demoni incubi e succubi; per mezzo d'incantesimi, fatture, scongiuri e altre superstiziose infamie ed eccessi magici fanno deperire ed estinguere la progenie delle donne, i piccoli degli animali, le messi della terra, i grappoli delle vigne, i frutti degli alberi...". Fra le più antiche testimonianze di streghe a Milano appaiono gli atti del processo a Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, condannate alla pena capitale nel 1390 e arse in piazza S. Eustorgio. Costoro furono accusate di aver partecipato a dei sabba.

I sabba erano le assemblee delle streghe con i demoni e si tenevano nella zona di Porta Romana, dove in quel tempo si trovava una foresta in cui nessuno osava inoltrarsi. La tradizione racconta che in questo quartiere, più precisamente in Via Laghetto 2, abitasse una fattucchiera che comandava le altre streghe del Verziere. L'esecuzione più famosa che la storia ricorda fu quella di Caterina dei Medici, data l'importanza e la notorietà dell'accusatore. Parliamo del Senatore Alvisio Melzi, che un giorno si ammalò di una malattia sconosciuta. Costui si convinse di essere vittima di un maleficio procuratogli dalla sua serva Caterina dei Medici. In realtà a farglielo era stato il Capitano Vaccallo, indispettito contro la donna che un tempo aveva rifiutato le sue lusinghe. Caterina dei Medici, logorata dalle torture, confessò di essere colpevole dei più gravi delitti e di aver venduto la sua anima al demonio, di conseguenza fu condannata al rogo. Il martirio si svolse in Piazza Vetra dove normalmente si bruciavano le streghe e, per la prima volta, venne costruito un palco per l'esecuzione. Così fu descritto il rogo di Caterina in una pubblicazione del tempo: "1617 adì 4 marzo. Giustizia fatta sulla Vetra: fu abbrugiata una Cattarina de Medici, p. strega, la quale aveva malefiziato il Senatore Melzi et fu fatta una baltresca sopra la casotta: fu strangolata su la detta baltresca all'atto che ogn'uno poteva vedere et prima fu menata sopra un carro et tenagliata; questa fu la prima volta che si facesse baltresca".

Di tutto il gregge diabolico le streghe sono le più invasate. Loro caratteristica è la doppia vita: di giorno spose e madri, di notte si trasformano in streghe. "Dietro le loro sagome - afferma il Di Giacomo - sta lo sfondo dello sabba, e non c'è strega senza sabba." La credenza delle streghe quali agenti misteriosi del potere delle tenebre ha origini antichissime. Sono infatti il frutto amaro della mescolanza di credenze cattoliche sull'immortalità dell'anima e sull'esistenza del demonio coi suoi poteri preternaturali e di superstizioni pagane, le cui mitologie erano popolate da satiri, elfi, gnomi e altri esseri mostruosi servitori di poteri occulti. Addetti al culto ditali divinità erano uomini e donne che si credeva trattassero familiarmente con esse ricevendone poteri illimitati, tali da causare mali terribili all'unanimità, essendo in grado di produrre a loro piacimento magie e incantesimi, di preparare filtri mortiféri o amorosi, di predire il futuro, di rivelare segreti occulti etc... Già nell'antichità Plinio il Vecchio affermava che le "striges" erano donne trasformate in uccelli per una magia o almeno così sosteneva la credenza popolare. Nel Medioevo le "striges" assunsero volto e fattezze umane, vecchie e repellenti si diceva che partecipassero ai sabba con i demoni e che con appropriati incantesimi potevano nuocere non soltanto al bestiame e ai campi, ma persino ai bambini e talvolta agli adulti. Maghi e streghe furono in auge nei secoli XV, XVI, XVII e XVIII in tutta Europa. Secondo gli autori dell'epoca le streghe forti del loro patto col diavolo erano dotate di poteri particolari che esercitavano a volontà per mezzo di incantesimi. Trasformavano se stesse e altri esseri in animali vari come lupi, gatti neri, topi. Producevano tempeste, fulmini, grandine, causavano infermità negli uomini e nelle bestie col "malocchio" o con altri procedimenti, causavano la morte di coloro che maledicevano o stregavano. Ma chi erano in realtà le cosiddette streghe? Il più delle volte erano povere mentecatte, vittime prima di tutto di se stesse in quanto convinte di possedere quei poteri malefici che venivano loro attribuiti in forza di un patto col diavolo; in secondo luogo erano capro espiatorio di una collettività che pensava di liberarsi dalle proprie colpe trovando un presunto colpevole da dare in pasto alla folla spesso assetata di vendetta e vittima a sua volta di un potere che cercava in tal modo di "insabbiare" i problemi reali. La credenza saldissima nei poteri preternaturali delle streghe ha lasciato solchi profondi in tutta la letteratura europea del secolo XVI e XVII non solo, ma anche nella stessa legislazione civile e canonica. Infatti sebbene vi fossero in molti paesi numerosi casi di "linciaggi" di streghe, più del 90 per cento furono giustiziate "legalmente" poiché le leggi di allora, protestanti e cattoliche condannavano la stregoneria come crimine religioso-sociale. In Valtellina la credenza nelle streghe e negli stregoni segna pagine dolorose. "Nella fantasia popolare - valtellinese afferma il Mazzali - al centro dello stregonismo, sta la strega". Nel '500 a Sondrio il famigerato Frà Modesto da Vicenza nei suoi processi sommari identificava le streghe e gli stregoni con gli infedeli. Tra i numerosi processi due furono di una ferocia inaudita, ne furono vittime Giovanni Bormetti detto Merendin di Semogo (1673) e Caterina Rasigava (1674). Dopo gravissime torture furono loro estorte confessioni stregonesche e infine bruciati sul rogo, teatro dell'esecuzione una località sulla sinistra dell'Adda lungo la strada per Premadio, detta Prà della Giustizia. Seguirono poi altri processi in vari paesi della provincia, molti dei quali sono documentati. Afferma il Tazzoli "Una volta che fu creduto all'esistenza di questi esseri intermedi fra l'uomo e il demonio, avvenne per una naturale suggestione che si sviluppò parzialmente in qualche individuo, per il sistema nervoso debole il timore di essere qualche volta a contatto con le streghe, timore che si dilatò, e diede luogo a credenza comune." "In secoli e civiltà più vicini a noi, nei villaggi dove la donna sopportava il peso più grave di una vita di costrizione - scrive Italo Calvino - le streghe volavano di notte sui manici delle scope, e anche su veicoli più leggeri, come spighe e fili di paglia". Prima di essere codificati dagli inquisitori, queste visioni hanno fatto parte dell'immaginario popolare o diciamo pure del vissuto. Ogni paese ha le sue streghe A Chiuro incontriamo la Marcolfa, che assume il ruolo di "giustiziera" e scaraventa in un burrone la filatrice colpevole di aver lavorato di domenica. In Albosaggia c'è la Magada, che non ha paura di nessuno, né di Dio né degli uomini come si suol dire, ma sarà proprio vero? A Tresivio una strega assume le sembianze di un gatto nero Il repertorio potrebbe continuare all'infinito, la fantasia popolare non ha avuto limiti di sorta. Questo settore infatti è un pozzo inesauribile al quale si può attingere senza limiti. L'impostazione e il ritmo ditali leggende si differenzia nettamente dalle altre per una chiara impronta popolaresca, indispensabile, a mio avviso, per rispettare quelle caratteristiche di immediatezza e di spontaneità proprie della parlata della gente semplice.

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